I Leader Mondiali a Parigi: l'Europa Compatta per l'Ucraina
Di Giada Pelleriti

10 aprile 2025
Tempo di lettura: 3 minuti
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Le ultime parole del Tycoon prima del voto e le sue prime a seguito della sua accertata candidatura furono riguardo le due guerre che stanno dilaniando il cuore dell’Europa e il Medio Oriente: “come 46esimo presidente metterò fine alle guerre”. Che all’inizio sembrava un buon inizio sebbene le prospettive erano quelle di un magnate del denaro, ma con il tempo le incertezze divennero preoccupazioni. Dalla riviera di Gaza, all’Ucraina divisa a metà tra russi e ucraini, Trump si impone come mediatore degli interventi diplomatici per la pace. Ne i paesi arabi circostanti, che secondo la sua idea dovrebbero prendersi i palestinesi, ne gli stessi europei sono stati contemplati nelle trattative. Questo fu il motivo principale della coalizione franco-inglese nell’accordare tutti i paesi europei e per rivedere i loro ruoli nella trattazione della questione ucraina.
Dopo delle piccole riunioni, il 27 marzo scorso, Parigi è stata teatro di un incontro cruciale tra i principali leader europei e transatlantici, determinati a riaffermare il loro ruolo nelle relazioni diplomatiche con Kyiv [1].
La Coalizione dei volenterosi, guidata da Francia e Regno Unito, punta a riaffermare la propria influenza non solo sul piano diplomatico, ma anche su quello strategico. L’obiettivo è chiaro: garantire la pace e che gli accordi futuri vengano rispettati, ponendo l’Ucraina in una posizione favorevole rispetto all’imponente invasore. Un compito tutt’altro che semplice, soprattutto considerando la personalità spigolosa dell’ interlocutore russo.
Proprio per questo, tra i punti chiave emersi durante il vertice, figura la necessità di affiancare alla diplomazia una componente militare, che possa rafforzare la credibilità europea e sostenere concretamente Kyiv. “Diversi Paesi europei sono pronti a inviare forze di rassicurazione,” ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron, sottolineando la volontà comune di superare il ruolo di minoranza geopolitica in un contesto globale sempre più instabile [2]. Le forze di rassicurazione non intendono sostituire il ruolo della NATO né sovrapporsi alle sue competenze in materia di peacekeeping. Si tratterebbe piuttosto di un’iniziativa complementare, pensata per rafforzare la presenza europea nei punti più sensibili del territorio ucraino e nei paesi limitrofi. Secondo le indiscrezioni emerse durante il vertice, queste forze potrebbero essere posizionate in aree strategiche, come porti, città chiave e infrastrutture critiche, in particolare le reti elettriche, per agire come deterrente contro ulteriori avanzate russe e offrire una cornice di sicurezza stabile in un contesto altamente volatile [3].
Non mancano, tuttavia, le incognite: la natura dell’impegno militare, i tempi, le modalità e le reali intenzioni dei singoli governi restano ancora da definire. Ma il segnale partito da Parigi è chiaro: l’Europa non vuole più restare spettatrice. Vuole liberarsi dall’ombra degli Stati Uniti, riscoprire un ruolo di leadership e tornare a ispirarsi agli ideali che l’hanno vista nascere. Nelle piazze, il sostegno popolare è tangibile. Il popolo europeo chiede pace, coesione e voce nelle grandi questioni globali. E il passo compiuto dalla coalizione franco-inglese sembra, per molti, un momento storico: dai tempi del Manifesto di Ventotene, non si era mai vista un’Europa così determinata a parlare con una sola voce. Ma la politica segue logiche diverse. Se i cittadini sognano un’Unione più coesa, i governi si muovono con prudenza. Il passo è grande, ma il rischio di inciampo è reale. Le perplessità non mancano, soprattutto nei Paesi che, come l’Italia, cercano un difficile equilibrio tra l’unità europea e il rapporto privilegiato con Washington. La premier Giorgia Meloni ha ribadito il suo sostegno alla coalizione, ma mantiene uno sguardo attento agli Stati Uniti, dove l’ipotesi di un intervento diretto resta in bilico. Il nemico è grande e potente, e nessun passo può essere compiuto con leggerezza [4].
Quello che accadrà dopo il vertice di Parigi e la nascita della coalizione resta ancora tutto da scrivere. La pace in Ucraina, oggi più che mai, appare un orizzonte sfocato, distante e incerto. Eppure, qualcosa è cambiato. In un contesto segnato da guerre, tensioni e diplomazie fragili, l’Europa ha alzato la voce. Ha deciso di esserci, non più solo come garante economico o spettatore, ma come attore politico e strategico al fianco dell’Ucraina.
Il cammino è lungo e pieno di ostacoli, ma un messaggio è stato lanciato: l’Europa esiste, e oggi più che mai è pronta a difendere i suoi valori, la sua unità e la sua visione di pace.
Paris Summit: Europe Steps Out of the Shadow to Reclaim Leadership
By Giada Pelleriti
April 10th, 2025
Reading time: 3 minutes
The final words of the Tycoon before the vote—and his first after his candidacy was confirmed—focused on the two wars tearing through the heart of Europe and the Middle East: “As the 46th president, I will end the wars.” At first, the statement appeared to be a promising start, even if it reflected the perspective of a business magnate more than a seasoned diplomat. Over time, however, that initial promise gave way to growing concerns. From the shores of Gaza to a Ukraine fractured between Russian and Ukrainian control, Trump positioned himself as the sole diplomatic mediator in pursuit of peace. Yet, his approach excluded key regional players. Neither the neighboring Arab countries—who, in his view, should take in the Palestinian population—nor the Europeans were meaningfully involved in his vision of negotiations. This marginalization was a key reason behind the formation of the Franco-British coalition, which sought to bring together European countries in order to reassess their role in shaping the Ukrainian question—and to reclaim a place at the table.
After a series of preliminary meetings, on March 27 Paris became the stage for a crucial summit between leading European and transatlantic leaders, determined to reaffirm their role in diplomatic relations with Kyiv [1].
The Coalition of the Willing, led by France and the United Kingdom, aims to strengthen its influence not only on a diplomatic level, but also on a strategic front. The goal is clear: to secure peace and ensure that future agreements are upheld, placing Ukraine in a stronger position against its powerful aggressor. A task far from easy—especially considering the tough and unpredictable nature of the Russian interlocutor. This is precisely why one of the key outcomes of the summit was the shared recognition that military support must complement diplomacy, in order to boost Europe’s credibility and offer Kyiv tangible backing.
“Several European countries are ready to send reassurance forces,” declared French President Emmanuel Macron, underlining the joint ambition to break out of the role of geopolitical minority in an increasingly unstable global context [2]. These reassurance forces are not intended to replace NATO or overlap with its peacekeeping functions. Rather, they would serve as a complementary initiative, designed to strengthen Europe’s presence in the most vulnerable areas of Ukrainian and neighboring territory. According to information leaked during the summit, the forces would be deployed in strategic locations—such as ports, key cities, and critical infrastructure, particularly electrical grids—to serve as a deterrent to further Russian incursions and to provide a stable security framework in an otherwise volatile environment [3].
Uncertainties remain: the nature of the military commitment, its timing, scope, and the true intentions of each government have yet to be defined. But the message from Paris is unmistakable: Europe no longer wants to remain a bystander. It seeks to step out of America’s shadow, reclaim a leadership role, and once again draw inspiration from the ideals upon which it was founded. Across public squares, popular support is visible and growing. The European people are calling for peace, unity, and a voice in shaping global affairs. For many, the step taken by the Franco-British coalition marks a historic moment: not since the Ventotene Manifesto has Europe appeared so determined to speak with one voice. Politics, however, moves according to different logic. While citizens dream of a more cohesive Union, governments proceed with caution. The step forward is significant, but the risk of misstep is equally high. Doubts persist—especially in countries like Italy, which seeks a delicate balance between European unity and its privileged relationship with Washington. Italian Prime Minister Giorgia Meloni has reaffirmed her support for the coalition, but she keeps a close eye on the United States, where the possibility of a direct military intervention remains uncertain. The adversary is powerful, and no move can be made lightly [4].
What will happen in the wake of the Paris summit and the birth of the coalition is still to be written. Peace in Ukraine, now more than ever, seems like a blurred, distant, and uncertain horizon. And yet, something has shifted. In a landscape marked by war, tension, and fragile diplomacy, Europe has raised its voice. It has chosen to show up—not just as an economic guarantor or passive observer, but as a political and strategic actor standing firmly beside Ukraine.
The road ahead is long and filled with obstacles, but a message has been sent: Europe exists—and now more than ever, it is ready to defend its values, its unity, and its vision of peace.
Bibliografia
Giada Pelleriti
Giada, appassionata di diplomazia e diritti umani, è una studentessa di Relazioni internazionali e sicurezza globale all'Università la Sapienza di Roma. Con una solida base in ambito internazionale grazie alla sua laurea triennale in Scienze Politiche all'Università Luiss, Giada dedica il suo tempo nell'approfondimento di temi riguardanti i diritti umani. Dopo il corso alla UCL di Londra in Human Rights, il suo sogno sarebbe lavorare per le Nazioni Unite nell'aiuto di chi ne ha bisogno.