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CRINK in Ascesa e Occidente Immobile:
Vecchie Debolezze di fronte a Nuovi Avversari


Di Gaia Sabellico

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23 Ottobre 2024

Tempo di lettura: 5 minuti
English Version Below

Un nuovo blocco geopolitico si sta affermando minacciando l’ordine mondiale: CRINK, o il nuovo Asse del Male[1], acronimo per Cina, Russia, Iran e Nord Corea. Non li lega un accordo formale ma un obiettivo comune: contrastare l’egemonia occidentale e rafforzare le loro posizioni sullo scacchiere globale. La loro cooperazione si estende sul piano geopolitico, diplomatico e, dato il contesto, inevitabilmente anche quello militare.

 

L’asse, o quadrilatero CRINK è una rete di rapporti bilaterali di sostegno reciproco nelle relazioni internazionali che copre circa il 19,11% della superficie terrestre, contro il 16,97% dei paesi NATO. Sebbene non si tratti di un’alleanza ufficiale, la convergenza strategica tra queste nazioni è evidente, alimentata dalla loro opposizione all’ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati.

 

Dopo le sanzioni imposte a Mosca in seguito all’invasione dell’Ucraina, la cooperazione tra Cina e Russia si è intensificata, con Pechino che fornisce supporto economico e tecnologico e Mosca che amplia la propria influenza militare.

 

L’Iran, nel 2021, ha firmato un accordo di cooperazione di 25 anni con la Cina, che riguarda principalmente settori economici e commerciali, presentando questa partnership come un’alternativa alle politiche occidentali. L’Iran, sotto pressione per via delle sanzioni occidentali, ha stretto legami più stretti con Russia e Cina, fornendo droni utilizzati dalla Russia nel conflitto ucraino e ricevendo in cambio supporto militare e diplomatico[2]. Russia e Cina non sono alleati storici dell’Iran. I riavvicinamenti recenti non si basano su un’ideologia comune né su una visione simile del futuro, ma su un disprezzo condiviso per l’ordine mondiale occidentale, o in altre parole, sul vecchio detto cinese “tieniti gli amici vicini, e i nemici ancora più vicini”.

 

Anche la Corea del Nord, storica alleata della Cina, ha giocato un ruolo attivo, fornendo munizioni alla Russia. Secondo i media ucraini, circa diecimila unità nordcoreanen tra personale tattico e ufficiali sarebbero già presenti in Russia per sostenere gli sforzi bellici di Mosca[3].

 

 

Da qui sorgono spontanee inevitabili riflessioni. La prima è come dovrebbe rispondere la NATO al rincaro delle forze russe, considerate le minacce di Putin di entrare in guerra con i paesi della NATO qualora le armi occidentali venissero impiegate dall’Ucraina contro la Russia[4]. E questo ci porta al cuore del problema: la mancanza di una strategia. Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale i paesi europei si sono cullati sulla certezza della protezione statunitense, e non hanno mai effettivamente messo a punto una propria grand strategy o cultura di sicurezza, se non quella, in poche parole, di promuovere la pace. E con gli Stati Uniti che ci spingono sempre di più a renderci indipendenti, questa assenza sembra più presente che mai.

 

Tuttavia, mentre l’Europa andava dritta per la sua strada, lo scenario geopolitico si è ribaltato completamente, orientandosi sempre più verso il realismo politico, zero-sum game, e l’uso del potere militare per raggiungere fini politici.

 

Di fatto, di fronte alle crisi che si sono susseguite sul suolo europeo, di qualunque natura esse fossero, l’UE ha sempre agito di conseguenza, improvvisando risposte che puntavano a contenere i danni più che a prevenirli. Questo perchè un quadro strategico solido all’interno del quale agire è un asset talmente fondamentale che la sua assenza rende vulnerabile anche un gruppo di paesi con grandi capacità come quelli europei.

 

In ambito NATO, la strategia è stata nelle mani americane fino al Pivot to Asia. In ambito PESC, invece, non c’è mai stata. Se invece negli anni avessimo costruito una nostra cultura di sicurezza, una vera strategia all’interno della quale muoversi, l’escalation delle truppe in suolo Ucraino da “russe” a “russo-nordcoreane” non sarebbe passata inosservata, e non è certo l’unico aspetto che oggi sarebbe diverso.

 

L’avversione generalizzata dei paesi UE verso la possibilità di impegnarsi attivamente nei conflitti armati, conseguenza di cosa discusso nelle righe precedenti, seppure moralmente giusta, è tutt’altro che un asset strategico: espone le nostre debolezze agli occhi dei nostri vicini che invece vivono secondo tutt’altri valori.

 

Questo non significa che dobbiamo piegarci alle regole imposte da altri, né tantomeno continuare a ignorare una realtà che non corrisponde a quella che vorremmo vedere. Il vero potere risiede nella capacità di trovare il proprio spazio di espressione e di plasmare l’ambiente secondo le proprie regole. Nel multilateralismo c’è sempre un modo per affermare la propria posizione.

 

L’emergere di questo nuovo blocco geopolitico, il CRINK, dovrebbe spingerci a riflettere su un aspetto fondamentale: perché ci appare così minaccioso, nonostante in termini aggregati il blocco NATO ne è superiore? Il problema resta la nostra mancanza di un fattore aggregante: senza un comune denominatore, una cultura di sicurezza che ci unisca, la proiezione del nostro potere risulta inferiore a quello che realmente possediamo.

CRINK on the Rise and the Unmovable West:
Old Weaknesses Facing New Enemies


By Gaia Sabellico


October 23rd, 2024

Reading time: 5 minutes

 

A new geopolitical bloc is emerging, threatening the world order: the CRINK, or the new Axis of Evil[1], an acronym for China, Russia, Iran, and North Korea. While they are not bound by a formal agreement, they share a common goal: to counter Western hegemony and strengthen their positions on the global chessboard. Their cooperation spans geopolitical, diplomatic, and, given the context,

inevitably military realms.

 

The CRINK axis, or quadrilateral, is a network of bilateral relationships of mutual support in international relations, covering about 19.11% of the Earth’s surface, compared to 16.97% for NATO countries. While not an official alliance, the strategic convergence among these nations is clear, fueled by their opposition to the world order dominated by the United States and its allies.

 

After sanctions were imposed on Moscow following the invasion of Ukraine, cooperation between China and Russia intensified, with Beijing providing economic and technological support, and Moscow expanding its military influence.

 

In 2021, Iran signed a 25-year cooperation agreement with China, primarily focused on economic and commercial sectors, positioning this partnership as an alternative to Western policies. Under pressure from Western sanctions, Iran has also strengthened its ties with Russia and China, supplying drones used by Russia in the Ukraine conflict in exchange for military and diplomatic support[2]. Russia and China are not historical allies of Iran. Their recent rapprochement is not based on shared ideology or a common vision for the future, but rather on a mutual disdain for the Western world order—or, as the Chinese saying goes, “keep your friends close, and your enemies closer”.

 

Even North Korea, a long-standing ally of China, has played an active role by supplying ammunition to Russia. According to Ukrainian media, about ten thousand North Korean soldiers are already in Russia to support Moscow’s war efforts[3].

 

This naturally leads to some inevitable reflections. The first is how NATO should respond to the buildup of Russian forces, considering Putin’s threats to enter into war with NATO countries if Western weapons were used by Ukraine against Russia[4]. And this brings us to the heart of the problem: the lack of strategy. Since the end of World War II, European countries have relied on the certainty of U.S. protection, never truly developing their own grand strategy or security environment—except, in simple terms, to promote peace. With the United States pushing us more and more to become more independent, this absence seems more present than ever.

 

However, while Europe stayed its course, the geopolitical landscape has completely shifted, becoming more focused on political realism, zero-sum games, and the use of military power to achieve political goals. In fact, when faced with crises on European soil, of any nature, the EU has always acted reactively, improvising responses that aimed more at damage control than prevention. This is because having a solid strategic framework to operate within is such a fundamental asset that its absence makes vulnerable even a group of highly capable countries like those in Europe.

 

Within NATO, strategy has been in American hands up until the Pivot to Asia. Within the EU’s CFSP, there has never been a clear strategy. Had we instead built our own security environment over the years, a real strategy to guide our actions, the escalation of forces in Ukraine from “Russian” to “Russian-North Korean” would not have gone unnoticed, and it is certainly not the only aspect that would be different today.

 

The general aversion of EU countries to actively engaging in armed conflicts – though morally justified – is far from a strategic asset: it exposes our weaknesses to our neighbors, who operate according to completely different values. This does not mean we must bow to rules imposed by others, nor continue to ignore a reality that does not align with our desired vision. True power lies in the ability to find one’s own space for expression and to shape the surrounding environment according to one’s own rules. And in multilateralism, there is always a way to assert one’s position.

 

The emergence of this new geopolitical bloc, CRINK, should lead us to reflect on a fundamental question: why does it appear so threatening, despite the fact that, in aggregate terms, NATO is superior under many aspects? The problem remains our lack of an aggregating factor: without a common denominator, a shared security environment to unite us, the projection of our power appears less than what we truly possess.

Bibliografia

 

1.     “CRINK: The New Axis of Evil Threatening NATO,” Politico, 2024, politico.eu.

 

2.     Pierre Haski, “Iran, Russia e Cina contro l’Occidente”, Internazionale, 18 aprile 2024, internazionale.it.

 

3.     North Korea is providing Russia with munitions for the war in Ukraine, Associated Press, 2024, apnews.com.

 

4.     “Putin warns NATO over missile deployment”, CNN, September 12, 2024, edition.cnn.com.

Gaia Sabellico

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Gaia, fondatrice del Network Studenti di Sicurezza Italiani e Alumna LUISS con una laurea in Scienze Politiche e un Joint Master in European Security ottenuto presso la Luiss School of Government, prosegue attualmente i suoi studi in Geopolitics and Strategic Studies all’Università Carlos III di Madrid. Con un percorso accademico e professionale fortemente incentrato sulla sicurezza e gli studi strategici, Gaia coltiva una profonda passione per la NATO e ambisce a  costruire la sua carriera futura all'interno dell'organizzazione.